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GP India: Ferrari ci parla del suo simulatore


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Nell’immaginario collettivo i simulatori sono delle versioni allargate dei videogiochi ma la realtà è decisamente più complessa. “Il lavoro su una nuova pista inizia creandone il modello, utilizzando i disegni CAD, dati, foto e, talvolta, il rilievo con il laser del tracciato stesso” – spiega Gabriele Delli Colli, che segue lo sviluppo e le operazioni del simulatore della Scuderia Ferrari – “Successivamente, inizia il lavoro vero e proprio al simulatore con la definizione di un primo assetto base della macchina. Sia Fernando che Felipe hanno potuto provare il circuito dell’India dopo il Gran Premio d’Italia ed entrambi ne hanno ricavato un’impressione positiva. Inoltre, abbiamo messo a disposizione il simulatore anche dei piloti della FDA così ieri Sergio Perez ha avuto la possibilità di prepararsi nella maniera migliore. Il circuito di Buddh sembra essere diverso dagli altri del calendario iridato ed è caratterizzato da un andamento molto insolito. Ci sono tanti cambiamenti altimetrici e molte curve sono state costruite con tanto camber o, per essere più precisi, sono sopraelevate. Un’altra caratteristica insolita è che molti punti di frenata e di cambio di inserimento in curva sono ciechi quindi conoscere bene la pista può essere un vantaggio, soprattutto all’inizio.”

“Di solito una giornata al simulatore comincia alle nove di mattina e si conclude verso le tre del pomeriggio, dopo che sono stati completati dai 15 ai 20 run pari a circa una settantina di giri” – spiega Delli Colli – “In funzione degli obiettivi, di solito si comincia con una sessione rivolta allo sviluppo della vettura, provando differenti opzioni rispetto alla base di partenza. Se invece si lavora su una pista nuova, allora ci si concentra di più sulla conoscenza del tracciato, sempre partendo da un assetto standard iniziale. Inoltre, si cerca di capire se ci sono dei punti in comune con altri tracciati che possono essere utili per il nostro lavoro di sviluppo.”

Sono diversi i piloti che lavorano al simulatore Ferrari. “Abbiamo dei collaudatori con vari livelli di esperienza che sviluppano il simulatore e il modello ma la decisione finale su eventuali sviluppi spetta a Felipe e Fernando che, di solito, vengono qui almeno una volta al mese per convalidare i risultati” – aggiunge Gabriele – “E’ chiaro che loro sono i migliori perché hanno più esperienza e conoscono meglio la macchina: in fondo, succede la stessa cosa che accade nei test in pista che, peraltro, sono nei fatti più diretti in termini di responso: al simulatore bisogna fare molta più attenzione a come viene configurato il modello e la parte più difficile è la definizione della correlazione fra il simulatore stesso e la vettura reale.”

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