Gonzalo Alenoz zizaga a un paio di centinaia di metri dall'inizio del tratto cronometrato da Cosquin a Tanti, perde il controllo dell'Impreza e travolge un gruppo di persone ai bordi della carreggiata. Due se le cavano con qualche escoriazione, ma per la terza, una donna di una cinquantina d'anni non c'è niente da fare. Il Rally d'Argentina passa bruscamente dalla farsa al dramma.
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Succede sul finire della prima "boucle" della seconda tappa, quando già Sébastien Loeb ha fatto vedere di essersi svegliato decisamente bene: l'alsaziano ha sfruttato la prima prova speciale "vera" per annullare lo svantaggio accumulato nella sfida incrociata nello stadio del River Plate e in quella nello stadio di Cordoba e per mettersi tutti dietro nella classifica provvisoria. Le "piesse" successive gli sono servite per spingere sempre un po' più indietro Marcus Gronholm, l'unico che in qualche modo ha provato a tenere il suo passo. A sera "Non è bello prendere atto che per quanto si faccia si è dietro", commenta un depresso Gronholm.
IMBATTIBILE - Loeb gli rende onore raccontando di essersi battuto come raramente gli capita di fare: "Con solo due giornate a disposizione - osserva l'alsaziano della Citroen - non avevo scelta. Non potevo rischiare di lasciare scappare via Marcus e comunque ancora non è finita...". Verissimo: in programma c'è ancora una tappa. Ma anche se, per scongiurare il pericolo di dimezzare i punti in palio, gli organizzatori hanno inserito una speciale in più rispetto alle quattro previste, si fa fatica a immaginare che qualcuno possa mettergli il sale sulla coda. "Io ci ho provato...", sussurra il finlandese della Ford. Ha la coscienza tranquilla, come Mikko Hirvonen, il suo scudiero, e come Petter Solberg: finché il motore della sua Impreza ha tenuto botta, il norvegese è stato in zona-medaglia. Di più non poteva proprio fare.
