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    MotoGP: ultimo sigillo del Dottore

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    Valentino Rossi dall'inizio (Welkom) alla fine (Valencia). Nella stagione che si preannunciava come la più incerta e combattuta degli ultimi tempi, stringi stringi non è cambiato nulla. Nell'ultima gara dell'anno il dottore ha firmato il Mondiale MotoGP imponendo la sua ricetta, indiscutibile e non derogabile: la legge del più forte.

    #CONTINUE#

    Oggi si sono dovuti inchinare per l'ennesima volta tutti, da Max Biaggi a Troy Bayliss, incapaci di avvicinarlo se non sul podio, da Sete Gibernau (quarto) a Makoto Tamada (quinto). Ma nel sorriso di Valentino non c'è solamente la gioia per il titolo mondiale vinto con la Yamaha. Ci sono soprattutto alcune ciliegine di unica qualità, che solo lui potrà spiegare in futuro dopo averle assaporate con calma: il piacere di aver vinto nove gare come con la Honda e il gusto di aver dimostrato che il pilota conta più del mezzo. Cose che non hanno prezzo, come direbbe la pubblicità di una nota carta di credito.

    L'ultima prodezza è arrivata al termine di una gara molto tirata. Valentino è stato impegnato severamente dalla Honda di Tamada. Ma quando lo ha passato e si è messo in testa non ha più mollato il comando. La sua posizione preferita. Ha dovuto lottare Valentino. Dietro di lui Biaggi e Bayliss (a proposito, ma siamo sicuri che la Ducati abbia fatto un affare a scaricarlo per Carlos Checa, oggi ancora per terra?) hanno spinto forte. Ma lui è stato impeccabile e determinato come sempre. Davanti allo sguardo interessato di Michael Jordan, mito assoluto del basket NBA, il pesarese non poteva farsi battere. Chissà se a Air avranno fatto vedere la scena più bella di questa corsa: le Honda sul rettilineo d'arrivo con dieci km orari in più della M1 di Rossi che però ha sempre condotto con un paio di secondi di margine sugli inseguitori. Cose così, molto simili per bellezza ai suoi canestri decisivi sulla sirena che facevano ammattire gli avversari. Cose da fenomeni.

    [Fonte Gazzetta]

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