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    Imola 1994, il ricordo dei piloti

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    imgIl 1° maggio 1994, alle 14h18, la Formula 1 visse uno dei momenti più tragici della sua storia e fece vivere un incubo agli appassionati e in particolare ai brasiliani che videro il loro idolo, Ayrton Senna da Silva, urtare ad alta velocità il muro del Tamburello al settimo giro del Gran Premio di San Marino. Il weekend di gara era iniziato nel peggiore dei modi con l’incidente di Rubens Barrichello il venerdì e la morte, altrettanto drammatica di quella di Senna, dell’austriaco Roland Ratzenberger il sabato. In quest’atmosfera già tragica Senna aveva segnato la pole position a Imola, la 65° della sua carriera, un record ancora imbattuto oggi.

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    La partenza della gara era stata movimentata in quanto il portoghese Pedro Lamy e il finlandese JJ Lehto si erano toccati ed una ruota era volata nel pubblico. Senna era partito davanti a Schumacher ed aveva effettuato i primi cinque giri di corsa dietro la safety car.
    Negli ultimi dieci anni ci si è chiesti invano come mai la gara non fosse stata annullata, sin dal sabato, se non per sicurezza almeno in rispetto alla memoria di Ratzenberger. E’quello che non capisce oggi Martin Brundle anche se, all’epoca, il britannico aveva un punto di vista diverso. "Per me, all’epoca, era diverso," ha spiegato Brundle a The Times. "La vigiglia le qualifiche erano finite quando sapemmo che Ratzenberger era morto. Avremmo dovuto fermarci dopo la morte di Ratzenberger ? Sì, avremmo dovuto. E immagino che, se avessimo fatto così, Senna non sarebbe morto !"
    Molti capirono la gravità della situazione soltanto dopo l’arrivo della corsa, quando si cominciò ad evocare la morte di Senna, che era stato trasportato all’Ospedale Maggiore di Bologna. Il suo decesso fu annunciato ufficialmente soltanto alle 18h40. "Solo due ore dopo la corsa, iniziai a sentir parlare della morte di Senna nel paddock," si è ricordato Martin Brundle. "Regnava l’incredulità totale, la gente diceva “No, non Senna !â€, “Non gli può succedere niente a bordo di una vettura.†Poi cominciai a realizzare che avevamo disputato la gara a circa venti metri da una pozzanghera del suo sangue e ne fui malato. Fu impressionante." Oggi quando la gente mi chiede dov’ero quando è morto Senna, posso dare loro una risposta precisa," ha proseguito il britannico.
    "Stavo evitando una delle sue ruote. Ero settimo quando si verificò l’incidente e all’inizio pensai che fosse Damon [Hill]; solo dopo realizzammo che era Ayrton. Dopo la bandiera rossa, in griglia, ci dissero che era tutto ok; considerato che la gara non era stata annullata, era normale pensare che stesse bene."
    "Doveva essere interrotta la gara ?" si è chiesto Damon Hill nello stesso giornale pochi giorni fa. "Ho pensato a lungo che chi faceva le regole dovesse essere biasimato, ma ora vedo le cose in maniera un po’ diversa : è uno sport, un divertimento, si ha la scelta di andare o no. Ayrton non era costretto a farlo, fece una scelta quella domenica e, purtroppo, non fu quella giusta. Non è colpa di nessuno se lui rimase a fondo mentre poteva alzare il piede. Da quel momento, lui impersonifica tutto quello che fa di un uomo un eroe per il quale la morte è soltanto un rischio professionale."

    La versione ufficiale afferma che un elemento della sospensione della FW16 numero 2 passò sotto la visiera del casco di Senna e gli perforò l’occhio prima di attraversargli la scatola cranica. Il processo riguardante questo incidente è ancora in corso per cui sarebbe fuori luogo fare ipotesi sulle cause vere o sull’ora effettiva della morte del campione. Ora, dopo dieci anni di domande, la maggior parte delle persone che lo conobbero preferiscono ricordarsi dell’uomo o del talento del pilota, invece di rammentare continuamente il giorno della morte.
    "Stiamo commemorando i dieci anni della scomparsa di una persona molto speciale che per me è sempre stata presente," ha commentato Rubens Barrichello. "Non passa un giorno senza che pensi a lui. Come brasiliano, con l’emozione che ci caratterizza, si vive ogni giorno con Ayrton Senna." "Onestamente penso che si debba celebrare la sua vita invece della sua morte," ha affermato Juan Pablo Montoya.
    "Ero e sono ancora un grande tifoso di Senna. Prima del Bahrain, ero a Dubai per la famiglia Senna; credo che aiutando la Fondazione e la famiglia si celebri meglio la vita di Senna."
    "E’ un po’ difficile per me parlare di questo anniversario,"
    ha ammesso Michael Schumacher.
    "E’ un ricordo difficile e non ho tanta voglia di parlarne. L’immagine principale di Senna che conservo risale al 1980 quando lo vidi nel karting. E’ il mio ricordo più grande, fu un momento speciale. La cosa più incredibile era l’abilità che aveva rispetto agli altri sul circuito."
    "Ci sono ancora molte foto di Ayrton negli uffici della Renault,"
    ha spiegato Patrick Faure, direttore della squadra francese. "Credo che non si debba fare troppo per celebrare l’anniversario della sua morte, bisogna piuttosto ricordarsi di quello che fece. Fu un pilota straordinario, il più dotato di talento della sua generazione. Il rimpianto della mia vita è di non aver assistito ad un duello Senna-Schumacher dopo sette o otto anni di sfide Senna-Prost. Preferisco pensare a quello invece di parlare del sinistro incidente di Imola."
    La lotta tra Senna e Alain Prost animò effettivamente per molti anni la categoria regina e suscitò forti emozioni negli appassionati. I due ebbero diversi scontri, anche fuori pista, ma, mentre Prost non correva più, si erano scambiati due parole molto emozionanti prima della partenza del GP di Imola ‘94. Prost, che commentava le gare sul canale televisivo francese TF1, aveva incoraggiato Senna che aveva risposto : "Alain mi manchi..." Questa frase, rimasta mitica, gira ancora nella mente del francese. "[il suo incidente] fu come una seconda battuta d’arresto per la mia carriera. In seguito non ho mai più visto la F1 nello stesso modo, era troppo forte. Ci penso spesso, molto spesso," ha spiegato Prost ultimamente a L’Equipe Magazine. "Dieci anni dopo, noto che gode sempre della stessa popolarità. Io e Ayrton abbiamo scritto le pagine più belle della Formula 1 e lo facemmo in maniera totalmente naturale. E’ ridicolo ma mi chiedo spesso cosa sarebbe diventato; credo che sarebbe tornato in Brasile. Tranquillamente."
    Il punto di vista di Alain Prost è condiviso da tanti che non possono immaginare che Senna avrebbe abbandonato il suo paese. "Una volta smesso con la Formula 1, Ayrton non sarebbe mai tornato su un circuito," ha concluso Ron Dennis. "Sarebbe rimasto in Brasile, a casa sua, e si sarebbe avvicinato ai dirigenti del suo paese per cercare di fare qualcosa per i poveri e fare avanzare le cose in Brasile."

    [Fonte: F1Live.com]

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