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    F1: la mitica Silverstone

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    In una “Pietra d’argento†il fonte battesimale del Mondiale di F1. La pista inglese di Silverstone, dove domenica si disputerà il Gp d'Inghilterra, è più di un circuito: è una leggenda delle corse, un tempio della velocità riadattato alle gare automobilistiche dopo un’iniziale destinazione bellica. In passato, infatti, si trattava di un aeroporto militare utilizzato durante la Seconda guerra mondiale come base di decollo degli aerei della Royal Air Force e della United States Air Force per bombardare la Germania.

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    Al termine del conflitto tutta la relativa area nella campagna inglese a 50 km da Oxford fu convertita diversamente: si unirono le piste rettilinee dell’aeroporto, che venne trasformato in un autodromo. Leggendario. Le prime volte legate al tracciato, sede stabile del GP di Gran Bretagna dal 1987, dopo essersi alternato anche con Brands Hatch e Aintree, infatti, sono molteplici.

    È a Silverstone, villaggio sulla nazionale 43 che collega Oxford a Northampton, che il 13 maggio 1950 si disputò la prima gara del Mondiale di F.1, con addirittura il battesimo regale di re Giorgio VI e della regina Elisabetta. Un esordio nel segno del tricolore - come nell’inaugurazione della pista, nel ’48, con il successo di Gigi Villoresi con la Maserati 4CLT -, grazie alla tripletta delle Alfa Romeo 158 di Nino Farina, Luigi Fagioli e Reg Parnell, che chiusero nell’ordine dopo aver monopolizzato, con l’aggiunta di Fangio, anche i quattro posti della prima fila di partenza. Un anno e due mesi dopo, il 14 luglio 1951, a Silverstone fu posato anche il primo mattone su cui si edificò la leggenda del Cavallino Rampante: fu l’argentino Froilan Gonzales, el Cabezòn, con la Ferrari 375 a regalare alla casa di Maranello la prima pole position e il primo successo iridato al termine di un duello con l’Alfa Romeo di Fangio.

    Silverstone, poi, mancò altri storici eventi a vantaggio di Aintree, circuito nei pressi di Liverpool dove, nel ’55, ci fu con Moss il primo successo di un inglese nella gara di casa e nel ’57 la prima vittoria di una monoposto britannica, la Vanwall di Moss/Brooks che si alternarono al volante, ma non vide mai intaccata la sua leggenda. Fu ritoccata, però, la sua fama di tempio della velocità. Dall’iniziale lunghezza di 4700 metri con un disegno velocissimo che esaltava il coraggio dei piloti su curve come Club, Stowe, Copse, si è arrivati, con l’aggiunta di varianti e chicane a una di 5141, più lenta. Dai 235,3 km/h di media della vittoria di Prost (McLaren) nel 1985 all’epoca del turbo, quando la media della pole di Rosberg fu di 258,9 km/h, si è passati ai 218,9 km/h di Montoya (McLaren) l’anno scorso. Un ridimensionamento in nome della sicurezza, che ha snaurato però l’origine velocistica della “Pietra d’argentoâ€.

    [Fonte Gazzetta]

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